Il nome Terrasini, secondo lo storico Gioacchino Di Marzo, deriva da Capo Rama, che con l’opposto capo San Vito dà origine al golfo di Castellammare, l’antico “sinus aegestanus”. Il territorio iniziò quindi ad essere chiamato Terra sinus, terra del golfo. Un’altra interpretazione, forse più appropriata, fa derivare Terrasini da Terra sinorum, terra delle insenature, per la meravigliosa costa sinuosa e frastagliata, ricca di approdi, di grotte naturali, che inizia dal lido della Ciucca, nel golfo di Terrasini, si alza a trenta e più metri dal livello del mare in un’esplosione di colori ora candidi ora rosso bruciato, e termina ancora con un lido sabbioso: la spiaggia di San Cataldo.
I primi insediamenti umani avvenuti nel territorio di Terrasini rimontano fin alla preistoria : la grotta di S. Cataldo fu abitata nel Paleolitico Superiore, e così anche altre grotte marine.
Si trovano tracce di insediamenti romani nelle zone Magaggiari, Gazzara e Paterna.
nella zona prospiciente la costa di Magaggiari, nel 1963 furono rinvenute tantissime anfore romane e frammenti di legno di almeno due navi romane: una del 3° sec. a.C. ed un’altra, da carico, del 1° sec. d.C.
Dallo studio dei reperti, si è appurato che le navi provenivano dalla Spagna e trasportavano un carico di anfore contenenti “Garum”, cioè una salsa di pesce di cui i romani erano molto ghiotti.
Assieme alle anfore furono rinvenuti lingotti di rame di forma circolare, provenienti anch’essi dalla Spagna. Il motivo per cui queste navi si trovavano nelle acque di Terrasini era dovuto alla necessità di rifornimento d’acqua;
Assieme alle anfore furono rinvenuti lingotti di rame di forma circolare, provenienti anch’essi dalla Spagna. Il motivo per cui queste navi si trovavano nelle acque di Terrasini era dovuto alla necessità di rifornimento d’acqua;
Infatti, la sorgente di Favarotta andava a riversarsi sul mare.Si ritiene che l’affondamento sia stato causato da un improvviso fortunale che avrebbe spinto le navi sugli scogli semiaffioranti della costa.
Terrasini non ha lontane origini storiche: intorno alla metà del XVII secolo partono da Carini i primi gruppi di contadini per trasferirsi nel Feudo di Terrasini, di proprietà dei La Grua-Talamanca. L’atto ufficiale di nascita è dato dal Regio Decreto 24 Ottobre 1836 di Ferdinando II di Borbone, che dice:
“Il villaggio di Favarotta, cessando di far parte del Comune di Cinisi, resta aggregato sino al lido del mare al Comune di Terrasini.Il Comune di Cinisi conserva l’attuale suo territorio”.
L’ambiguità di questo decreto ha fatto nascere numerose diatribe sui confini tra Cinisi e Terrasini: ancora oggi, facendo riferimento a quella disposizione, Cinisi sostiene che la giurisdizione del suo territorio arriva sino all’ex letto del torrente Gifina, cioè sino all’attuale via G. Ventimiglia, mentre Terrasini ritiene che il confine naturale del suo territorio si estenda per tutto il perimetro urbano, a partire dall’inizio dei caseggiati della Via Palermo.
La “terras vocatas li Terrasini” sono citate nella pergamena n.158 di San Martino della Scale, datata 24/11/1350; mentre notizie più precise abbiamo a partire dal 1684, anno in cui il Barone di Gazzara iniziava la costruzione dell’attuale Chiesa Madre, fino al 1749, anno dell’erezione a parrocchia di questa stessa chiesa Tra la fine del ‘700 e i primi dell’800, il piccolo borgo marinaro di Favarotta è già il più importante nel golfo di Castellamare: la piccola flotta di barche a vela consentiva la pratica di quasi tutte le tecniche di pesca.
Il paese conserva ancora due anime: quella marinara e quella contadina, due diverse culture, due tipologie, anche antropomorfiche, due modi diversi di linguaggio e di concezione dell’esistenza.